Nell'ultimo articolo abbiamo parlato della comunione ereditaria e dei diritti dei coeredi.
E' quindi il momento di affrontare il tema della divisione ereditaria, ovvero quella azione che pone fine alla comunione comportandone lo scioglimento.
Occorre, innanzitutto, sapere che alla divisione del patrimonio si può giungere, fondamentalmente, in tre modi: 1) divisione fatta dal testatore, 2) divisione amichevole, 3) divisione giudiziale.
Il primo caso è quello in cui il de cuius stabiliva direttamente con il testamento la divisione dell'eredità, assegnando a ciascun erede le rispettive porzioni.
La divisione amichevole, invece, è quella promossa di comune accordo dai coeredi che, a tale scopo, ne disciplinano le modalità tramite il c.d. contratto di divisione.
Infine, si può avere divisione giudiziale quando i coeredi non trovano accordo circa l'opportunità di sciogliere la divisione ovvero sulle modalità di procedere alla divisione stessa.
In questo caso, l'erede interessato citerà in giudizio gli altri e si instaurerà una vera e propria causa civile all'esito della quale il Giudice determinerà le porzioni da assegnare ai singoli condividenti.
Il nostro Studio, che si occupa in via prevalente di diritto successorio, assiste gli eredi in tutti i suddetti tipi di divisione.
Si tende, in ogni caso, ad incentivare la divisione amichevole, trattandosi di una procedura più veloce e meno dispendiosa.
Una volta concluso, il contratto di divisione potrà essere revocato o risolto solo per volontà unanime di tutti i partecipanti.
La legge, tuttavia, permette a ciascuno di essi di contestare l'accordo qualora ritenga che sia stato posto in essere con violenza o dolo, ovvero con grave lesione della propria quota ereditaria.
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