Con la recente ordinanza n. 4518/2021 la Corte di Cassazione ribaltava la sentenza emessa dalla Corte d'Appello di Firenze, affermando il principio per cui "in tema di onere probatorio, il giudice non può negare l'ingresso all'istanza di consulenza tecnica, qualora questa sia lo strumento più idoneo a fornire la prova sull'incapacità del testatore ".
Ma vediamo meglio come si svolgevano i fatti.
La sig.ra Mevia era stata istituita erede da Tizia con testamento olografo nel 1986.
Alla morte di Tizia, tuttavia, veniva pubblicato un secondo testamento che la de cuius avrebbe redatto successivamente nel 2003 e con il quale avrebbe revocato il testamento precedente istituendo come erede Caio al posto di Mevia.
Mevia, allora, impugnava il testamento sostenendo che all'epoca in cui era stato redatto Tizia non fosse più in grado di intendere e volere e che le disposizioni testamentarie fossero, in realtà, il frutto di un raggiro ai danni della defunta operato da altri soggetti che avevano interessi economici.
Non disponendo, tuttavia, di precise prove documentali, parte attrice chiedeva in giudizio che fosse espletata una consulenza medico-legale sullo stato di salute di Tizia al momento della formazione del secondo testamento.
I Giudici della Corte d'Appello non accoglievano tale richiesta e, pertanto, Mevia ricorreva in Cassazione.
La Suprema Corte, con la richiamata ordinanza, ribaltava la decisione presa in appello, ritenendo che la consulenza medico -legale fosse necessaria dal momento che rappresenta lo strumento di indagine più efficiente al fine di valutare l'incapacità di intendere e volere della de cuius.
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